LA RIFORMA FISCALE IN ITALIA: LO STATO DELL’ARTE
RIFORMA FISCALE

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Il 30 giugno 2021, le Commissioni Finanze di Camera e Senato, dopo lunghi mesi di audizioni, hanno approvato, a larghissima maggioranza (con la sola astensione di Liberi e Uguali e il voto contrario di Fratelli d’Italia), un documento programmatico che individua analiticamente le problematiche, gli obiettivi e le possibili soluzioni per dare finalmente avvio alla non più procrastinabile riforma dell’attuale ordinamento fiscale.

Di Luca Giancola

È noto infatti che il nostro ordinamento tributario necessità da anni di una riforma organica nell’ottica di renderlo più moderno, competitivo, equo ed efficiente. Nel perseguimento di tali obiettivi, il Ministro dell’economia e delle finanze ha rimarcato l’esigenza di avviare un’opera di razionalizzazione dell’intero sistema, concentrando le risorse sulla riduzione del prelievo sui fattori produttivi – rammentando al riguardo che l’alto livello di tassazione del cuneo sul reddito da lavoro rappresenta un ostacolo alla crescita delle imprese e dell’occupazione – e sul contrasto all’evasione.

Per quanto attiene all’Irpef, il documento precisa espressamente che l’obiettivo primario della riforma è la crescita economica. In quest’ottica, l’invito all’esecutivo, che vorrebbe presentare il testo entro il 31 luglio di quest’anno, è quello di abbassare lo scaglione Irpef “medio”, che colpisce maggiormente il ceto medio (tra 28.000 e 55.000 euro), verosimilmente mediante la soppressione della rispettiva aliquota marginale del 38%. In tale ambito, si dovrà anche modificare la dinamica delle aliquote marginali effettive nel rispetto del principio di progressività del prelievo eliminando anche le discontinuità più marcate.

È stata anche avanzata l’ipotesi di introdurre un sistema ad aliquota continua per le fasce di reddito medio, accompagnato da un intervento sulla c.d. no tax area. L’attuale beneficio del c.d. “bonus Renzi” verrà probabilmente riassorbito nell’ambito della revisione dalle aliquote.

La modifica dell’Irpef riguarderà anche la razionalizzazione delle detrazioni fiscali, che potrebbero parzialmente trasformarsi in particolari forme di erogazione diretta in caso di pagamenti tracciati; anticipandone in tal modo la fruizione rispetto al momento di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Nell’ambito di tale riforma dovrebbe anche prevedersi un regime transitorio, che consenta l’uscita graduale dal regime forfettario. In tale contesto, al fine di risolvere o quantomeno di attenuare le tremende distorsioni connesse e dipendenti dal brusco passaggio all’applicazione del regime IRPEF ordinario al superamento della soglia di ricavi di 65mila euro, «con aggravio significativo in termini, sia di tassazione, sia di maggiori adempimenti» è stato pensato di introdurre un regime fiscale agevolato – di natura forfettaria – per i contribuenti titolari di partita Iva che superano il limite di 65.000 euro.

In particolare, le Commissioni raccomandando al riguardo l’introduzione di un regime opzionale che consenta di continuare a fruire del regime forfettario nei due anni successivi al superamento del tetto di 65.000 euro, in ipotesi di aumento del volume d’affari del 10 per cento rispetto all’anno precedente. In tali evenienze, le aliquote dell’imposta sostitutiva sarebbero pari al 20 per cento e al 10 per cento per le start-up.

Per le Partite Iva e i lavoratori autonomi si pensa di accordare un meccanismo di rateizzazione del pagamento del secondo acconto delle imposte dirette. L’idea è quella di cancellare la scadenza del 30 novembre. Più specificamente, il predetto meccanismo, che sarebbe opzionale, consentirebbe di eseguire il versamento del saldo e del primo acconto in sei rate mensili di uguale importo da luglio a dicembre dello stesso anno, e quello del secondo acconto in un’unica soluzione entro il 31 gennaio dell’anno seguente o in sei rate mensili di pari importo da gennaio a giugno dell’anno seguente. Contestualmente andrebbe eliminata o ridotta la ritenuta d’acconto.

Per le Imprese si prevede la possibile soppressione definitiva dell’Irap, il cui gettito verrebbe assorbito in tributi già esistenti, come l’Ires.

Per le imprese, c’è anche l’ipotesi di reintrodurre l’Iri (introdotta nel 2018 e abolita ancor prima di diventare operativa) su base opzionale, al fine di garantire una parità di trattamento fiscale rispetto alle società di capitali. Imprese individuali e società di persone in contabilità ordinaria, sostanzialmente, avrebbero la possibilità di optare per l’applicazione di un’aliquota proporzionale, a condizione che l’utile prodotto sia rinvestito in azienda.

La tassazione delle cc.dd. rendite finanziarie è destinata a subire una profonda revisione. Si propone, in particolare, di definire un’unica categoria in cui far confluire tutti i “redditi finanziari” allineando l’aliquota d’imposta attualmente applicabile alle rendite finanziarie con quella (maggiore di 3 punti) applicabile sul capital gain.

Nel Documento da ultimo approvato, le Commissioni non fanno più cenno alla patrimoniale, che invece compariva nelle prime bozze del documento, come anche all’ipotesi di riordino complessivo del catasto, ventilata nelle precedenti bozze.

Nel documento è stato altresì osservato, correttamente, che qualunque opzione realmente riformatrice del sistema fiscale non potrebbe in ogni caso prescindere dalla imprescindibile attività di semplificazione della legislazione, che dovrà necessariamente essere effettiva e concreta, così da favorire realmente la compliance fiscale da parte dei contribuenti ed avviare comportamenti virtuosi anche da parte dell’amministrazione finanziaria.

Alla luce di quanto rilevato, per quanto l’impegno profuso dalle Camere e dall’esecutivo per un ragionato e rapido avvio della tanto attesa Riforma organica del fisco sia certamente da accogliere con estremo favore, non può sottacersi che sebbene la leva fiscale – ove correttamente impiegata – possa rappresentare un valido strumento per favorire la crescita economica di un Paese, il concreto perseguimento di tale obiettivo non può evidentemente prescindere da imponenti interventi di natura economica e finanziaria, che dovranno pertanto affiancarsi a quelli di carattere fiscale.

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