Digital SHTEAM

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Una “via italiana”, coerente ed anticipatrice della discussione in Europa per l’istruzione, la formazione, la parità di genere e le pari opportunità.

Di Carmine Marinucci, Presidente Associazione internazionale DiCultHer e Segretario Generale DiCultHer[1] carmine.marinucci@diculther.eu

Questo difficilissimo momento che stiamo vivendo ci ha messo nelle condizioni di ricominciare a parlare del ruolo del digitale, della cultura, dell’istruzione  e sul senso più autentico del loro ruolo nei processi di costituzione identitaria dei nostri ragazzi e sulle domande più profonde che ci dobbiamo porre per tentare di delineare nuove tassonomie di riferimento in grado di dare vita all’istruzione postCov-19.

In questa direzione, le attività di educazione volte a riconoscere il digitale nel valore pieno di eredità e patrimonio culturale del nuovo millennio rappresentano una opportunità per ridare ai giovani consapevolezza del loro ruolo, essenziale nel raggiungere obiettivi di crescita sociale, culturale, economica e, soprattutto, una occasione per affrontare alcune sfide che pongono al centro dell’istruzione la creatività (digitale), l’Arte, le Humanities, lo sviluppo sociale e dei territori.

Tra queste, una delle sfida di particolare valore ed interesse per il nostro Network DiCultHer al confronto con le comunità di Docenti e Studenti che con esso interagisce, è rappresentata dal sostegno al passaggio “from STEM to STEAM“, in cui viene incorporata la lettera “A” di “Arte e Design” negli approcci alle Science, Technology, Engineering and Mathematics (STEM) per sostenere l’innovazione attraverso la creatività sottesa all’Arte e al Design.

L’arte ispira la creatività, la creatività stimola l’innovazione e l’innovazione è necessaria per creare il nostro futuro. Una sfida che tiene conto di come l’introduzione delle tecnologie digitali abbia avviato nella nostra società una fase che molti analisti considerano epocale per lo sviluppo delle società contemporanee ai vari livelli territoriali e globale.

In particolare la cultura digitale, intesa come consapevolezza di cosa l’innovazione digitale rappresenti e di come essa possa essere opportunità in tutti i settori STEM, ma anche per i settori economici, sociali e culturali in cui ci si trovi ad operare, rappresenta la prospettiva su cui DiCultHer sta investendo nelle attività degli ultimi anni  per una visione olistica della Cultura Digitale, per dare alle nostre studentesse e ai nostri studenti le chiavi di lettura del loro futuro.

Visione olistica della Cultura Digitale che pone alla base dell’innovazione tanto la rimozione delle barriere disciplinari e di genere, quanto l’attenzione per il rapporto con gli elementi strutturanti la Cultura contemporanea europea, ovvero la Storia, il sedime antropologico di cui è espressione la Cultura materiale, il Patrimonio Culturale immateriale, intangibile e digitale, l’Ambiente di vita, con i suoi strumenti e metodi di governo del territorio, con i valori della Natura, con le presenze di valore e significato, ovvero con i realia che testimoniano dell’esercizio, “nel tempo e nel luogo” di quelle consuetudini espressive, di quei lessici tipici, che presiedono alla costruzione dei diversi “Paesaggi culturali” e sociali tanto nazionali che europei.

Il tema, reso evidente nella definizione della Carta di Pietrelcina per l’educazione all’eredità culturale[2], frutto di ampie valutazioni all’interno del Network DiCultHer ed in particolare del Polo DiCultHer  romano coordinato da UNIROMA3, pone l’accento sull’opportunità di riflettere sul passaggio “from STEM to STEAM“, con l’aggiunta la lettera “H” di “Humanities”, rimodulando le STEAM in “SHTEAM”, per favorire un approccio che pone alla base dell’innovazione la rimozione delle barriere disciplinari, nella consapevolezza che il digitale, dopo essere stato una formidabile leva al cambiamento, rappresenta oggi un propulsore estremamente efficace, alimentato dalla  conoscenza.

In questo senso la Scuola e l’Università, i più grandi generatori di domanda di innovazione sociale e culturale  e di cui DiCultHer si alimenta per le proprie attività, rappresentano “nella dimensione digitale” non un’altra Scuola o un’altra Università, ma la sfida in grado di fornire ai nostri studenti le chiavi di lettura della contemporaneità, necessarie a creare la transizione verso il loro futuro.

La stessa programmazione delle attività post Cov-19 che nei fatti coincidono con la programmazione DiCultHer per l’a.s. 2020-21 si basa sulla sfida posta dall’integrazione tra creatività digitale, patrimonio culturale e Humanities e tra imprenditorialità, sviluppo e lavoro, perseguita favorendo l’introduzione al pensiero logico e computazionale e la familiarizzazione con gli aspetti operativi delle tecnologie digitali attraverso la partecipazione attiva alle varie edizioni delleSettimana delle culture digitali “A. Ruberti”,  alla partecipazione a #HackCultura, l’hackathon degli studenti per la “titolarità culturale” finalizzato allo sviluppo di progetti digitali da parte degli studenti delle scuole italiane, nonché alla Rassegna dei prodotti digitali realizzati dalle scuole in tema di Digital Cultural Heritage quale appuntamento annuale che si svolge a Matera  per sostenere il “protagonismo” del nostro sistema scolastico impegnato in attività concrete e progetti comuni.

Programmazione di attività per Ripartire dalla cultura come bene comune e come condivisione. Non uno slogan, ma un presupposto indispensabile per la crescita sociale, culturale ed economica sostenibile, che la Rete ha ripreso e rilanciato anche in Europa con il Manifesto Ventotene Digitale[3], estendendo gli obiettivi che fin dal principio ne hanno sotteso la programmazione e le azioni nel nostro Paese per ridisegnare la prospettiva di interventi in direzione del rafforzamento dell’identità europea e del suo sviluppo sociale nella vita, nel lavoro, nella condivisione dei valori comuni.

Programmazione delle attività che ci ha consentito di sollecitare Docenti e Studenti alla elaborazione di idee finalizzate a massimizzare il principio della “titolarità culturale” esercitata con diritto e la “presa in carico” di una responsabilità comune e condivisa rispetto a un bene comune, il patrimonio culturale, paesaggistico, ambientale dei territori di appartenenza,  per attuare anche il principio del mainstreaming rispetto a genere e saperi e il mainstreaming dell’innovazione sociale partendo dagli scenari e dalle prospettive offerte dall’uso del digitale nell’ambito dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

Obiettivi di riferimentoper sviluppare inclusione sociale e interculturalità e contrastare i pregiudizi verso le differenze (di ogni genere) per la piena Cittadinanza e, non da ultimo, per migliorare l’Educazione ai media e all’uso corretto dei social media e delle tecnologie digitali attraverso l’uso, la creazione e la co-creazione di contenuti digitali nell’ambito dell’Educazione alla cittadinanza (o civica) per incentivare le sinergie tra le Humanities e i saperi Scientifici-Tecnologici per sostenere sperimentazioni eticamente validi nella consapevolezza che tutti i saperi hanno il fine comune di produrre benessere in condizioni di sostenibilità per tutta la popolazione, senza esclusioni di cultura, di età, di provenienza, di abilità, di colore della pelle.

Perché parlare solo di STEM/STEAM e/o solo di digitalizzazione non è più sufficiente. Perché rischieremmo di concentrare i nostri sforzi solo sulla dimensione scientifica e tecnologica invece che su quella epistemologica e culturale in una visione di Educazione nell’era digitale, attraverso un processo correlato alle sfide che la società tutta deve affrontare nell’interpretare e sostenere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita  e in tutti contesti della vita, formali e non formali che travalica gli ambiti disciplinari, nella convinzione che sia anche valore la diversità di genere un elemento per il riconoscimento della piena cittadinanza delle persone. In questo senso, la Cultura Digitale nelle SHTEAM e le prospettive del valore di genere, rappresentano un patrimonio di tutti e deve trovare spazio nella scuola ed università attraverso percorsi integrati e sviluppati per mantenere concretezza su ambiti ben riconoscibili e di grande interesse per il nostro Paese e l’Europa.

Un’azione culturale, che parte da un’idea rinnovata di “spazi di apprendimento”, intesi come spazi aperti per l’apprendimento e non unicamente luogo fisico, e come piattaforma che metta gli studenti e docenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita.

In questo paradigma, le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane, ordinarie, al servizio delle attività orientate alla formazione e all’apprendimento degli studenti, e non solo.

     Nello specifico poi, i diritti, la parità di genere e l’emancipazione di donne e ragazze sono aspetti centrali dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, sia in quanto obiettivo a sé stante sia come questione trasversale  -al pari del digitale- e sono  integrati nelle finalità e negli indicatori di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile[4]

     In questo contesto l’Italia ha sottoscritto in questi ultimi anni tutta una serie di impegni sulle questioni delle pari opportunità nelle STEM, sia sul piano nazionale che internazionale, tra cui la Carta europea dei Ricercatori e il Codice di assunzione adottata dalla Commissione europea con Raccomandazione  dell’11 marzo 2005 (in GUCE L75/67 del 22.3.2005) e sottoscritta il 7 luglio 2005 dal Sistema Universitario nazionale e il 13 dicembre 2005 da tutti gli Enti di Ricerca.

Carta europea dei ricercatori che ha rappresemtato e rappresenta la base di riferimento per la elaborazione degli statuti di Università ed Enti di Ricerca, nonché per la promozione della cultura di genere nel mondo dell’istruzione[5], nell’ambito della sperimentazione dell’insegnamento Cittadinanza e Costituzione (oggi Educazione Civica) che ha messo in evidenzia  la necessità  che le politiche di pari opportunità  non solo rappresentano interventi rivolti specificatamente alle donne, ma richiedano l’integrazione sistematica dell’ottica di genere all’interno di tutte le politiche e di tutte le azioni nel pieno accoglimento del principio del mainstreaming per superare l’ottica  delle nicchie di interesse  per investire le politiche strutturali delle risorse umane dedicate alle SHTEAM.

     Il 2018, Anno europeo del Cultural Heritage è stato per DiCultHer una particolare occasione per affrontare queste questioni in materia di ridefinizione e riconoscimento delle Digital SHTEAM quale nuovo approccio valoriale alla nuove competenze della contemporaneità di cui i nostri studenti hanno bisogno: una sfida ben più ampia e strutturata di quella che il sentire comune sintetizza nell’uso critico della Rete, o nell’informatica.

Una sfida da affrontare partendo da un’idea di competenze allineate al ventunesimo secolo: fatta di nuove alfabetizzazioni, ma anche e soprattutto di competenze trasversali, di creatività e di attitudini da sviluppare, con particolare attenzione al rafforzamento delle competenze relative alla comprensione e alla produzione di contenuti complessi e articolati anche all’interno dell’universo comunicativo digitale, nel quale a volte prevalgono granularità e frammentazione.

Lavorare sull’alfabetizzazione per mettere al centro il ruolo dell’informazione e dei dati nello sviluppo di una società interconnessa basata sulle conoscenze e l’informazione, rappresenta per DiCultHer una delle sfide per garantire contesto e sviluppi attuativi al«diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei luoghi della cultura», ma anche la SFIDA per scrivere tutti insieme, una “via italiana” delle Digital SHTEAM, coerente ed anticipatrice della discussione in Europa per l’istruzione, la formazione, la parità di genere e le pari opportunità per superare il riduttivismo culturale del passaggio da STEM a STEAM verso le Digital STHEAM


[1] Due parole sulla Scuola a Rete DiCultHer. Nata nel marzo 2015, per concorrere alla formazione delle competenze nel settore del Digital Cultural Heritage in Italia, oggi rappresenta una rete di circa ottanta istituzioni pubbliche e private di cui ventisette Università, i maggiori Enti di Ricerca e le principali Istituzioni e organizzazioni di cultura italiane i cui obiettivi ne hanno sotteso la programmazione e le azioni nel nostro Paese per garantire contesto e sviluppi attuativi al «diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei luoghi della cultura». L’Associazione Internazionale DiCultHer, nata nel corso della prima assemblea della Rete DiCultHer nel marzo 2015,persegue viceversa il fine della promozione dell’interscambio culturale, scientifico, tecnologico e organizzativo nell’esclusiva finalità della costruzione, dello sviluppo e della operatività della Scuola a “Rete” in Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities

[2] https://www.diculther.it/blog/2019/08/01/carta-di-pietrelcina-sulleducazione-alleredita-culturale-digitale/

[3] https://www.diculther.it/blog/2017/03/24/il-manifesto-ventotene-digitale/

[4] https://sustainabledevelopment.un.org/post2015/transformingourworld

[5] http://www.ricercainternazionale.miur.it/media/2962/protocollo-miur-dpo_diffusione_cult_genere.pdf

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