Progettare e promuovere l’Educazione all’Eredità della Culturale Digitale
Di Carmine Marinucci
Il recente passato che ci siamo lasciati alle spalle, per le ben note cause, è stato sicuramente problematico ma anche importante per guardare all’educazione post-Covid-19.
Abbiamo ed è stato ampiamente scritto e riflettuto come già a poche settimane dalla emergenza Covid si sia avviata una organizzazione importante per sostenere la “scuola senza la scuola”.
Anche i Docenti, alle prese con le svariate piattaforme e-learning e video lezioni, sono stati protagonisti di questo periodo buio ma che al contempo ha fatto emergere una domanda di stimoli, di supporti, di contenuti e di competenze a cui le Istituzioni culturali hanno aderito.
La risposta è stata offrire al Sistema dell’Istruzione nazionale supporto, vicinanza, confronto, realizzando, nei fatti, quell’alleanza da molti auspicata tra Digitale, Cultura, Educazione con una forte accelerazione di percorsi educativi on line di qualità (si pensi a tutto ciò che ha posto in campo RAI, ma anche Musei, Biblioteche, Fondazioni, ecc.), di digitalizzazione, nonostante si parli di Digitale, Internet, e-learning nella scuola da circa venti anni.
In questo senso, per memoria, vale la pena ricordare il DM cosiddetto “Stanca-Moratti”[1] del 2003 che dava le “regole” per l’avvio delle Università telematiche, di cui sarà certo utile rileggerlo per il post Covid.
In questa direzione, fra le prime lezioni che (spero) abbiamo imparato è che il digitale non è più una variabile indipendente delle politiche educative nazionali, ma una grande opportunità e uno straordinario strumento di supporto (e di ripensamento) delle stesse politiche.
Consapevolezza questa che è stata ed è alla base dell’agire dei molti Docenti, dei molti ragazzi che hanno potuto partecipare alla DAD nonché dei molti genitori che tutti insieme di fatto hanno costituito consapevolmente una Comunità educante da andare fieri e che ha saputo porre al centro dell’agire il destino dei molti ragazzi che, malgrado loro, sono stati travolti dalle conseguenze della pandemia. Una capacità di risposta fantastica a fronte di un bene comune: la Scuola e i suoi ragazzi.
Per sostenere quell’alleanza tra Digitale, Cultura, Educazione sopra ricordata si è partiti proprio dai Docenti e dagli operatori culturali impegnati in progetti di educazione per dotare le nuove generazioni della conoscenza sia delle dimensioni e dei valori rinnovati assunti dell’Eredità Culturale, sia del più vasto universo del nuovo Digital Cultural Heritage.
Un percorso di Alta Formazione, rivolto principalmente al Corpo Docente delle Scuole italiane, ma anche agli operatori culturali che nelle varie Istituzioni culturali svolgono attività educative.
L’obiettivo è sostenere il diritto alla Cultura, l’accesso al Patrimonio Culturale e il diritto all’istruzione da parte della nostra Comunità Educante, per disegnare il futuro dei nostri ragazzi, ponendo al centro la loro ‘creatività’ per “garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro”.
Un modo sostanziale per riaffermare per il tramite dei loro Docenti, il ruolo della cultura digitale nell’agire “con i ragazzi per costruire opportunità” per sostenere la capacità di immaginare il cambiamento e per sostenere forme di raccordo sociale e culturale, potenziando i processi di riconoscimento e valorizzazione della transculturalità nelle giovani generazioni nel contesto del tema delle periferie, povertà educativa e comunità educante e dell’Educazione all’umanesimosolidale sfide queste che hanno sostanziato le varie edizioni del nostro #HACKCULTURA.
Ma come i nostri Docenti, “ingabbiati” nelle materie curriculari, possano operare “in Classe” per far affermare principi quanto mai importanti e fondamentali sottesi allo spirito, per esempio, della Convenzione di Faro[2] per la TITOLARITÀ’ CULTURALE e la “Presa in carico” di una responsabilità comune e condivisa rispetto a un bene comune che ereditiamo dal passato e che abbiamo la possibilità di progettare e co-creare oggi nell’ambito degli ecosistemi culturali in cui viviamo, sperimentiamo ed esercitiamo, con la prospettiva di lasciare a nostra volta questa eredità a chi verrà dopo di noi?
La Convenzione di Faro ha infatti innescato una profonda rivisitazione del concetto di Patrimonio/Eredità Culturale legandola indissolubilmente alle comunità e assume oggi un ruolo cruciale laddove auspica un uso critico e consapevole dei canali e delle forme di espressività offerte dalle tecnologie digitali come veicolo di inclusione ampia.
Ben oltre, quindi, il semplice utilizzo delle mere tecnologie in funzione abilitante ai fini della valorizzazione – ovvero come strumenti atti a favorire processi di semplice aggiornamento e digitalizzazione dell’esistente,
Il ‘sapere’ digitale offre e sta offrendo occasioni di ri-configurazione complessiva delle entità e dei luoghi culturali come ‘eredità comuni’: il digitale sta assumendo sempre di più valenza metodologica ed epistemologica, strutturale e di contesto, attraverso l’integrazione fra saperi umanistici tradizionali e conoscenze di metodi e tecniche computazionali nella strutturazione della nuova Cultura Digitale.
Ma come rendere protagonisti i nostri Docenti impegnati a favorire la didattica digitale, che rappresenta e realizza inevitabilmente un approccio al di sopra degli ambiti disciplinari di pertinenza per affrontare “ecosistemi” di conoscenze e competenze strutturate perché siano allineate alla rapidità evolutiva che caratterizza il tempo che stiamo vivendo?
Come integrare le nuove alfabetizzazioni, ma soprattutto le conoscenze e competenze inter-, trans- e multidisciplinari da sviluppare, con particolare attenzione al rafforzamento della produzione e comprensione di contenuti complessi e articolati e che danno sostanza e prospettive “educative” al passaggio dal paradigma della formazione in presenza a quello della formazione online, permettendo di sperimentare ed adottare modelli di interazione: nelle forme, nei tempi e nei modi della comunicazione; nei linguaggi, nelle domande poste e nelle risposte attese; nella proposta e nell’apertura a nuovi contenuti?
Come in questo contesto possiamo sostenere gli attuali e futuri processi partecipativi per valorizzare e consolidare, all’interno del mondo scolastico, la conoscenza collettiva di pratiche e saperi specifici delle ‘comunità patrimoniali’ nei territori, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Faro?
Come, allo stesso tempo, favorire nei ragazzi la progettazione e l’implementazione di contest per la ‘titolarità’ individuale e collettiva del patrimonio e dell’eredità culturale, così come sostenere il superamento delle barriere tra discipline, oltre che alle differenze di età, cultura, provenienza, abilità ecc. per un Nuovo Umanesimo (Indicazioni Nazionali 2012) e verso una ‘cittadinanza del mondo’ consapevole, responsabile, attiva e perciò disponibile alla salvaguardia e alla valorizzazione dei patrimoni di cui dispone l’umanità? (Buona Scuola e UN 17 SDG).
Come in una pratica, facilitare l’inserimento trasversale del mainstreaming di genere in ogni ambito e attività? (MIUR Linee Guida 2017 e Agenda 2020 e 2030).
Come tutto ciò possa rappresentare un modo sostanziale per costruire strumenti didattici per sostenere la cittadinanza attiva nel contesto di classe fino ad arrivare alla sensibilizzazione dei giovani nei confronti delle problematiche planetarie, partendo da Digitale, Cultura, Educazione, per assicurare lo sviluppo delle persone, le attrezza ad affrontare in modo critico e creativo le difficoltà e le sfide della vita in una visione olistica?
Come e chi sostiene l’introduzione dell’educazione al patrimonio culturale ed al paesaggio (nel senso della Convenzione di Faro), quale pre-requisito e parte essenziale del percorso stesso di Educazione Civica e Cittadinanza Digitale nelle Scuole Secondarie di primo e secondo grado, in una visione inclusiva del patrimonio culturale materiale, immateriale e digitale?
In questa direzione, si è convinti che la sfida da affrontare, accanto ad una riflessione sulla possibile azione formativa per consentire ai nostri Docenti di esercitare pienamente il loro ruolo di learning design e di learning curator cioè guida di percorsi, risorse e conoscenze, che affianca i nostri ragazzi nei loro percorsi di crescita e di successo formativo, sia necessario costruire e consolidare una cultura digitale omogenea e condivisa, che abbia quale presupposto la conoscenza approfondita delle problematiche legate alla conservazione e valorizzazione dei dati digitali.
Una sfida che parte e tiene conto degli importanti risultati della nostra Comunità scientifica le cui ricerche in questi domini sono ormai una realtà consolidata e condotta da centinaia di ricercatori provenienti dalle diverse aree del nostro sistema della ricerca la cui eccellenza e preparazione è riconosciuta a livello internazionale, ed è documentata scientificamente, bibliograficamente e istituzionalmente.
Tuttavia in Italia questi domini, ormai riconosciuti ovunque come strategici per lo sviluppo e l’evoluzione costruttiva della nostra società, sono ancora considerati “ibridazioni” non collocabili né associabile ad alcuna Area Scientifica o Settore Scientifico Disciplinare in ambito Accademico, creando difficolta nella valutazione accademica della ricerca nelle digital humanities e di quella condotta con metodologie digitali in tutte le aree relative al cultural heritage, e di conseguenza nella loro valorizzazione accademica e di carriera per tutti quegli studiosi delle aree biblioteconomiche, archivistiche, archeologiche, architettoniche, urbanistiche, artistiche, creative, letterarie, storiche, geografiche, antropologiche e demoetnoantropologiche, solo per citarne alcune, che da anni vi si dedicano con passione, professionalità e risultati di eccellenza internazionale.
Gruppi accademici, iniziative del MiBAC, Associazioni di ricercatori come l’AIUCD, le decine di progetti di ricerca internazionali nei quali l’Italia è stata ed è protagonista con le sue eccellenze sono tutte realtà che impongono, da un lato, e con urgenza la necessità di riconoscere alla ricerca nelle digital humanities e nel digital cultural heritage anche il pieno e indiscusso valore accademico[3], dall’altro, la necessità che le riflessioni teoriche in questi domini delle digital humanities e del digital cultural heritage sia considerata sempre di più elemento imprescindibile di una nuova stagione per la formazione di Ricercatori e Docenti.
E’ necessario che il nostro sistema educativo sia in grado di trasferire buone pratiche, metodi per avviare la vera rivoluzione digitale: quella che deve portare alla progressiva co-creatione di una cultura digitale reale, sostanziata, omogenea, condivisa, e quindi sostenibile, coerente con le sfide ancora aperte nella Infrastruttura di Ricerca DARIAH-EU, rete di eccellenza nella quale le migliori risorse della ricerca degli Stati UE concorrono a progettare e sviluppare metodi di ricerca partecipata sui temi “caldi” del digital cultural heritage.
DARIAH è l’esito della riflessione “europea” ed “europeizzante” sul digital cultural heritage concomitante con l’avvio di Horizon 2020. È stata la prima risposta organica e strutturata all’emergenza di costruire una rete di saperi e di competenze condivise nei diversi settori di applicazione delle ICT alla conservazione, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale e del digital cultural heritage, della quale l’Italia è stata partner fin dalla prima ora.
Ma tutto ciò quando diventa patrimonio della nostra Comunità educante? Per dar loro “la cassetta degli attrezzi” per sostenere e progettare percorsi educativi in cui prevalgono abilità di learning design, non molto diffuse in una scuola ancora basata sui libri di testo, e momenti di trasferimento della ricerca per sostenere l’insegnante affinché assuma il ruolo di learning curator.
In altre parole, come andare oltre le mere indicazioni di trasformare le attività di apprendimento in presenza in attività di apprendimento digitale, che sia esso sincrono o asincrono, assoluto o blended, con un ruolo attivo importante dei ragazzi, potendo intervenire sulle variabili dei fenomeni che studia, assumere, in autonomia, azioni e valutarne gli effetti di queste azioni, essere artefice e protagonista della conoscenza che egli stesso costruisce potendo intervenire su realtà ancorché virtuali, ma reali perché frutto dell’interagire con i propri Docenti e gli altri compagni-discenti.
Come le attività dello studente, in una pratica di “learning by doing”, consenta loro l’esercizio della creatività in autonomia, come per esempio, annotare una fonte, costruire un modello 3D di oggetto culturale, fare un webGIS, la creazione di contenuti in realtà aumentata, confrontare analizzare e pubblicare dati, scrivere una pagina di Wikipedia, codificare un testo, ma anche indagare nel contesto familiare, su usanze e tradizioni del patrimonio culturale del proprio territorio” ecc. ecc.. ?
Come studenti/gruppi di studenti possano creare/co-creare progetti culturali digitali che considerano: scopi, strumenti, modalità di uscita, interfaccia, qualità dei dati ecc. ecc., nella consapevolezza dell’insieme delle problematiche che riguardano il design, la proprietà intellettuale, la messa in opera, il mantenimento, la valutazione e la conservazione di un progetto digitale?
E’ questo il senso e gli obiettivi del Master “Cultura Digitali. Progettare e promuovere l’Educazione all’Eredità Culturale Digitale” approvato il 30 giugno dal Senato Accademico dell’Università telematica “Giustino Fortunato”.
Un percorso di Alta Formazione che considera quanto espresso in premessa il presupposto per garantire il trasferimento dei risultati delle analisi e delle buone pratiche sviluppate in ambito nazionale ed internazionale dalla nostra Comunità Scientifica, per la gestione del digital turn in the humanities and cultural heritage, attraverso un’attenzione costante all’innovazione, ai temi del Digital Cultural Heritage, dell’inclusione sociale, dell’interculturalità, della sostenibilità e del contrasto dei pregiudizi verso le differenze di ogni genere, per un uso consapevole della rete.
I cinque Moduli che costituiscono il Master approfondiranno i diversi aspetti della digitalizzazione del patrimonio culturale e della cultura digitale tramite attività formative ad impostazione eminentemente laboratoriale,
Le attività sono svolte in interazione tra i ricercatori e tecnologi esperti provenienti dai contesti dell’Alta Formazione e rappresentati dal Corpo Docente del Master stesso per sostenere le competenze per l’Educazione all’Eredità Culturale Digitale e per l’insegnamento dell’Educazione Civica e della Cittadinanza Digitale nelle Scuole Secondarie di primo e secondo grado, promuovendo e realizzando il mainstreaming dell’innovazione sociale per la piena cittadinanza dei nostri ragazzi, anche attraverso la conoscenza degli scenari e delle prospettive offerte dall’uso del digitale
L’ambito è quello dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, a partire dalla valorizzazione dei patrimoni disponibili e dall’uso etico e corretto dei media e delle tecnologie digitali per predisporre azioni di educazione alla Cittadinanza attiva.
Completano il percorso del Master: a) Project work [6cfu]; b) Partecipazione alla Settimana della Cultura Digitale “A. Ruberti” (2 cfu); c) Partecipazione alla Rassegna dei prodotti multimedialie “R. De Ruggeri” a Matera (2 cfu); d) Final project [4cfu].
[1]DM 17 Aprile 2003 “Criteri e procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza delle università’ statali e non statali e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici di cui all’art. 3 del decreto 3 novembre 1999, n. 509.
[2] si vedano in particolare l’art. 2 in cui si definisce una comunità patrimoniale come “costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future” e l’art. 13 in cui si auspica “l’inserimento della dimensione dell’eredità culturale in tutti i livelli di formazione, non necessariamente come argomento di studio specifico, ma come fonte feconda anche per altri ambiti di studio” + link alla Convenzione
[3] Al riguardo, all’interno di DiCultHer è in corso la proposta di un Istituto Nazionale in Digital Cultural Heritage, Arts And Humanities “Tullio Gregory”, concepito come Ente di Ricerca a Rete sul modello INFN, per promuovere e sostenere la ricerca scientifica e tecnologica nel campo delle DCH, nel rispetto della Carta Europea dei Ricercatori adottata in Italia, sia dalle Università che dagli EPR nel dicembre 2005.