L’articolo presentato ha il fine di proiettarci nel futuro con l’idea di una mobilità futuristica ed ecosostenibile. Cercheremo di fare un salto nel futuro (non così tanto remoto) per riuscire insieme ad immaginare il Mondo che ci attende sul piano della mobilità.
Di Tony Di Fabbio
Come sarà la mobilità del futuro? Ci saranno innovazioni? Ci permetteranno davvero di condurre una vita migliore? Cercheremo di rispondere brevemente a questi interrogativi analizzando insieme ciò che sta accadendo e soprattutto ciò che accadrà in chiave mobilità.
Gli argomenti trattati potrebbero anche sembrare molto distanti dalla realtà (anche temporalmente), soprattutto in un periodo come il presente in cui la paura nel futuro la fa da padrone. Tuttavia, il futuro prospettato in questo articolo è molto più vicino di quanto si possa immaginare. Il Mondo sta letteralmente correndo verso nuove idee di mobilità e ora spetta all’Italia scegliere quale direzione intraprendere.
Stiamo entrando nella seconda più grande rivoluzione della mobilità e Tutti Noi siamo chiamati a guidare il futuro della stessa lungo un percorso sicuro e sostenibile. Questa pandemia potrebbe rappresentare una grande opportunità per indirizzare le risorse economiche nei settori di Ricerca e Sviluppo collegati alla prospettiva di una nuova mobilità.
Citando una frase di Piero Angela, “La ricerca è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani.”
Cosa si intende per Mobilità Ecosostenibile?
Il World Business Council for Sustainable Development la definisce così: “Mobilità sostenibile significa dare alle persone la possibilità di spostarsi in libertà, comunicare e stabilire relazioni senza mai perdere di vista l’aspetto umano e quello ambientale, oggi come in futuro”.
La mobilità sostenibile si propone come il modello di un sistema di trasporti che cerca di massimizzare l’efficienza, l’intelligenza e la rapidità degli spostamenti minimizzando l’impatto ambientale al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico.
In generale, per la salvaguardia del Pianeta e di conseguenza per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, l’adozione di un sistema di mobilità a basso impatto ambientale (ecosostenibile appunto), specie in ambito urbano, deve essere considerata come La priorità per il futuro.
Per fare ciò si necessita di un nuovo modo di concepire l’attuale mobilità e anche l’attuale urbanistica delle nostre città e non solo.
Cosa ci porta a sostenere la necessità di una nuova forma di mobilità? Quali sono le tendenze del mercato che dobbiamo cercare di anticipare senza poi esser costretti ad inseguire?
Bisogna dare un’occhiata al passato per comprendere al meglio l’evoluzione delle città e dell’urbanistica. Le cosiddette «mega-tendenze» del presente, quali la crescita demografica, l’individualizzazione, l’urbanizzazione e la digitalizzazione influiscono in maniera non trascurabile sullo sviluppo della mobilità.
L’incremento demografico e l’urbanizzazione (lo spostamento della residenza verso le città), infatti, portano con sé anche un aumento delle necessità di nuove forme di mobilità.
Al giorno d’oggi, ci sono oltre 500 megalopoli in tutto il mondo, alcune delle quali vantano oltre 20 milioni di abitanti e la metà della popolazione mondiale (circa 4,2 miliardi di persone) utilizza solo il 2% della superficie terrestre (European Environment Agency) e consuma il 70% del fabbisogno energetico mondiale (IOPscience).
Al giorno d’oggi, una rete di metropolitane o treni sotterranei sembra non essere sufficiente per garantire una fluida mobilità cittadina ad una popolazione urbana che sta continuando ad aumentare.
Inoltre, il numero delle auto che circolano nelle nostre strade è in aumento con il conseguente incremento del rumore e dell’inquinamento, senza considerare, inoltre, che le congestioni stradali rappresentano comunque una perdita di denaro e tempo, il vero denaro forse del futuro. Il tempo infatti sarà sempre più considerato probabilmente sempre più un bene di lusso e vedrà crescere il proprio valore.
Per la mobilità urbana di domani ci sono diverse tendenze che si possono riassumere più o meno nelle seguenti cinque:
- Mobilità urbana e trasporto pubblico locale. Le metropolitane, i tram e gli autobus nelle metropoli del mondo stanno raggiungendo i loro limiti. Ecco perché la bicicletta, un grande classico della mobilità urbana, celebra attualmente un inaspettato rinascimento. La micro-mobilità (ad es. bike-sharing, e-bike, e-scooter, ecc.) promette di essere una soluzione rivoluzionaria, secondo McKinsey, che stima possa coprire il 9% delle miglia totali percorse dai passeggeri in Cina, UE e USA. Inoltre, per decongestionare ed ottimizzare il traffico urbano si sta iniziando a parlare di Eco-Bus/Navette autonomi e air-taxi, droni autonomi o con pilota che volano da un piccolo eliporto all’altro all’interno della città e non solo. Si stima infatti che nel mondo entro il 2030 i tradizionali servizi taxi a terra saranno dimezzati. Ci si aspetta inoltre che entro il 2040 i “flying electric roboshuttle” verranno impiegati prevalentemente nel settore dei voli commerciali e nei voli della logistica. Attualmente, gli ostacoli principali sono costituiti dai quadri normativi e dalle possibilità tecniche; soprattutto in questo settore la Politica deve velocizzare il processo di innovazione e fare la sua parte.
- Veicoli elettrici per migliorare la mobilità urbana con emissioni zero. La mobilità urbana sta diventando sempre più elettrica e, di conseguenza, la qualità dell’aria sta migliorando. Secondo uno studio effettuato da Deloitte, inoltre, il costo per l’acquisto di un’auto elettrica raggiungerà il livello di quello di automobili a benzina e diesel entro il prossimo anno. Questo permetterà sicuramente un maggior impiego delle auto elettriche a discapito dei classici motori a combustione.
- Mobilità su richiesta, ovvero Car-Sharing invece del veicolo di proprietà. Nell’economia della condivisione, l’attenzione non è più sulla proprietà ma sul servizio e la rispettiva comodità offerta. E questo desiderio di mobilità può anche avere un effetto positivo sulle strade e sui parcheggi a volte affollati delle città: diversi studi dimostrano che un solo veicolo di car sharing può sostituire da 8 a 20 veicoli privati. Secondo la società di consulenza McKinsey, i consumatori urbani ad alto reddito sono già più propensi al car sharing piuttosto che all’acquisto di auto. Dagli studi emerge inoltre che entro il 2025 si registrerà un incremento del 34,5% nel mercato mondiale del car sharing. In merito, il possesso dell’autovettura è sempre più spesso considerato un onere più che un privilegio dalle nuove generazioni: chi possiede un veicolo deve infatti farsi carico del mantenimento, dell’assicurazione e delle riparazioni.
- Guida autonoma per permettere ad esempio che l’auto ti porti a destinazione. Il futuro sviluppo della guida autonoma comporta un cambiamento dell’infrastruttura esistente, che a sua volta influenza la mobilità urbana. Si prevede che entro il 2030 le flotte di taxi a guida autonoma troveranno sempre più spazio sul mercato. A tal proposito si pongono questioni relative alla sicurezza, alla gestione dei flussi di traffico così come agli aspetti legali. A partire dal 2040 si attende la presenza di shuttle a guida autonoma nelle aree urbane e, in particolare, si imporrà anche lo sharing di veicoli a guida autonoma.
- Comunicazione Auto-to-X, ovvero la capacità del veicolo di comunicare con tutto e tutti gli oggetti nei dintorni. La comunicazione Auto-to-X è strettamente intrecciata con la guida autonoma. Le auto connesse possono connettersi in tempo reale sia tra loro (da auto ad auto) sia con oggetti circostanti (ad esempio, con dispositivi mobili o reti mobili: da auto a cellulare). Questo fenomeno è inoltre molto interconnesso con la cosiddetta digitalizzazione che offre innumerevoli opportunità in ambito di mobilità, ad esempio, grazie alla creazione di reti di veicoli (sviluppi nel settore dell’Internet delle cose).
Quanto l’Europa è sensibile a queste tematiche?
Dal 2002, la Commissione Europea tramite l’European Mobility Week cerca di migliorare la salute pubblica e la qualità della vita promuovendo la mobilità pulita e il trasporto urbano sostenibile. La campagna offre la possibilità di esplorare il ruolo delle strade nelle nostre città e di sperimentare soluzioni pratiche per affrontare le nuove sfide urbane. Il tema dell’evento scelto per il 2020 è “Zero-emission mobility for all”.
L’obiettivo della campagna di sensibilizzazione è spingere le più grandi città d’Europa a riflettere sui propri sistemi di mobilità. Si cerca di sensibilizzare i cittadini all’uso di mezzi di trasporto diversi e si incoraggiano con finanziamenti ingenti gli investimenti nelle nuove infrastrutture necessarie per migliorare la qualità della vita urbana.
Inoltre, ogni anno a partire dal 2010, La Commissione Europea assegna il premio per la Capitale Verde Europea ad una città europea che si è data ed è riuscita a realizzare ambiziosi obiettivi nei temi della salvaguardia ambientali e dello sviluppo economico sostenibile. È singolare e rappresentativo come fino ad ora nessuna città italiana sia riuscita ad aggiudicarsi questo premio.
Per fare un esempio pratico, Amburgo, la seconda città più popolosa in Germania, è stata la Capitale Verde europea del 2011. L’ambizioso progetto Hafen-City mira a far trasformare la mobilità della città in chiave ecosostenibile. Si sta realizzando infatti una cintura verde che sia percorribile soltanto in bicicletta o a piedi e nei prossimi 20 anni la città tedesca punta a diventare una “città senz’auto”.
Oggi il 45% della rete stradale cittadina ha il limite di velocità di 30 km/h, per favorire la mobilità “alternativa” (biciclette, monopattini, trasporto pubblico locale) in tutta sicurezza. La città ha circa 1.700 chilometri di piste ciclabili ed è possibile trovare una fermata di autobus ogni 300 metri. Inoltre, esiste un percorso ciclistico di circa 400 chilometri che collega Amburgo e Berlino. Si ipotizza infatti che entro il 2040 si diffonderanno superstrade ciclabili per collegare ad esempio gli agglomerati residenziali alle città. La e-bike dunque si imporrà come il mezzo di trasporto principale nelle regioni metropolitane.
Il ricorso a pratiche di mobilità slow come l’uso della bicicletta, inoltre, migliora la qualità della vita dei cittadini e stimola nuove forme di integrazione ed aggregazione sociale. Per non parlare dei benefici per la salute connessi all’aumento dell’attività fisica giornaliera. In alcune città tedesche e non solo, infatti, si sta pensando alla realizzazione di piattaforme online per l’incrocio domanda-offerta che riguarda lo “scambio” di case in affitto. Lo scopo è quello di permettere ai cittadini di avvicinarsi al luogo di lavoro e consentirgli così di raggiungerlo comodamente senza l’utilizzo della classica autovettura privata.
Per fare un altro un esempio concreto molto futuristico per il nostro paese, citeremo ora l’Ingolstadt Urban Air Mobility Initiative (UAM), il quale è un progetto molto ambizioso della città bavarese che ultimamente ha ricevuto un forte sostegno economico. Il Ministero federale dei trasporti e delle infrastrutture digitali infatti ha sostenuto il progetto “INCity-TakeOff” con un totale di 1,7 milioni di euro. Il progetto si occupa dell’infrastruttura (siti di decollo e atterraggio) per gli air-taxi in aree urbane. L’obiettivo è quello di indagare
i requisiti per l’uso e l’integrazione dei cosiddetti “Vertiports” sulla base di una pianificazione pratica presso la nuova stazione ferroviaria principale di Ingolstadt. Il concetto generale dovrebbe servire come base per lo sviluppo del volo automatizzato, infrastrutture e normative sul traffico aereo e può essere utilizzato come modello per altre città.
E l’Italia….
In Italia, il primo intervento legislativo in materia risale al 1998 con l’approvazione del Decreto “Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane”. Tuttavia, negli anni il percorso di cambiamento è stato troppo lento e tortuoso soprattutto perché poco incentivato. In questi giorni, tuttavia, “grazie” all’emergenza Covid-19 il tema sembra tornato di attualità ed il Governo italiano proprio in questi giorni ha fatto un debole ma significativo passo nella giusta direzione stanziando importanti ma non sufficienti fondi per la mobilità sostenibile. Infatti, quest’ultima potrà contare su 120 milioni di euro, che comprendono i fondi per favorire l’acquisto di monopattini elettrici e biciclette, normali o con pedalata assistita.
A usufruire del cosiddetto buono mobilità sono tutti i cittadini maggiorenni (a prescindere dai parametri di reddito) che hanno la residenza (non il domicilio) nei capoluoghi di Regione, nei capoluoghi di Provincia, nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti e nei comuni delle Città metropolitane. Il consumatore otterrà il 60% dell’importo speso. Il buono copre anche gli acquisti fatti a partire dal 4 maggio 2020, ovvero dall’avvio della fase 2 in Italia, e fino al 31 dicembre.
A dispetto delle critiche dei commentatori moderni che ritengono poco utile questo tipo di investimento, il presente articolo va in direzione diametralmente opposta. Non solo si rimarca l’importanza di questo stanziamento, ma si evidenzia come ci sarebbe la necessità di incentivi molto più cospicui.
Si rende necessario un piano urbanistico totalmente nuovo per le nostre città che vada incontro alle nuove esigenze della mobilità prima prospettata. Non basta incentivare l’acquisto dei mezzi di mobilità alternativa ma bisognerebbe incentivarne l’utilizzo con nuove infrastrutture adeguate e sicure. In questi giorni si intravedono piste ciclabili “fioccare” qua e là nelle nostre città, tuttavia mi preme sottolineare come non basta qualche pista “tinteggiata” sulle nostre strade, eliminando qualche parcheggio e limitando il traffico alle autovetture, per affrontare la vera innovazione di cui abbiamo davvero bisogno.
Si ha sempre l’impressione che si sta rincorrendo il presente senza un vero studio, senza un vero approfondimento per il futuro. Le nostre città dovranno adeguarsi ai nuovi tempi, saranno sempre più popolose e un nuovo piano urbanistico sarà sicuramente necessario. Il consiglio è quello di sfruttare anche parte dei Fondi Europei per la Ricostruzione post Covid-19 (il cosiddetto Recovery-Fund o Next Generation EU) per incentivare questo cambiamento di cui avremo sicuramente bisogno.
Si potrebbe creare una nuova “ricchezza” e potremmo far sì di avere un’Italia più Innovativa, Competitiva ed Attrattiva sul piano internazionale. Tutto il benessere dei prossimi anni che desidereremmo creare dipenderà molto probabilmente dalle Nuove Infrastrutture Materiali e Digitali.
Per quanto riguarda gli incentivi all’uso dell’auto elettrica, attualmente in Italia, consistono in una serie di “benefici” più significativi che riguardano il costo del bollo e dell’assicurazione.
In più, possedendo un’auto a basso impatto ambientale, si beneficia di pedaggi e parcheggi gratis anche sulle strisce blu, accesso alle ZTL e via libera sulle corsie preferenziali; senza considerare il notevole risparmio sul costo del carburante. Sono fondamentali però in questo settore dei veri e propri incentivi all’acquisto (come fatto ad esempio per le e-bike, e per i monopattini), perché solo con dei considerevoli aiuti economici i cittadini possono attualmente permettersi un’auto elettrica o ibrida (elettrico-benzina), visti gli attuali costi eccessivi del mercato.
Non risultano sufficienti gli Incentivi Auto Ecobonus 2020 che arrivano fino a 6000 euro con determinate condizioni. Per lanciare un’idea, si potrebbe osare di più, magari prevedendo una parte di garanzia statale per i mutui aperti con lo scopo di acquistare un’auto elettrica/ibrida o magari restituendo (anche in servizi e/o buoni) una parte dei soldi spesi per l’acquisto. Si dovrebbe incentivare l’investimento sulle auto a basse e/o zero emissioni anche prendendosi dei rischi calcolati e mirati per le finanze pubbliche.
Nel settore dell’UAM, il 16 dicembre 2019, qualcosa si è intravisto anche in Italia, ovvero Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano, e il Presidente dell’ENAC, Nicola Zaccheo, hanno firmato un importante protocollo per l’avvio del progetto di Urban Air Mobility “Innovazione e Mobilità”.
Questo è un piccolo passo che va nella giusta direzione per l’introduzione di nuove forme di mobilità nel nostro paese. Ovviamente tutto deve passare prima dalla Ricerca, dalla Sperimentazione e, solo in seguito dell’Applicazione, si potranno vedere gli effetti degli studi effettuati. Questo è un po’ il “Leitmotiv” della Ricerca e forse questo è anche quello che frena gli investimenti sulla Stessa.
Investire sulla Ricerca significa Investire Sul Futuro Remoto, significa cercare di Anticipare il Futuro. Ma si sa che fare ciò non comporta un aumento del consenso perché gli effetti di tali investimenti non sono visibili nell’immediato e dunque non possono essere sfruttati nelle Sempre Imminenti campagne elettorali.
Le trasformazioni che riguardano la mobilità stavano avvenendo molto lentamente in Italia prima del Covid-19, mentre ora sembra che ci sarà un grande impulso economico-finanziario a sostenere questo settore di Ricerca e Sviluppo.
Tale mutamento, infatti, deve essere accompagnato attivamente da Politica, Economia e Società. In questo articolo “cinque tendenze futuristiche” sono state evidenziate e in parte contestualizzate all’attuale situazione in Europa ed in Italia.
Si ritiene dunque che il governo dovrebbe osare, dovrebbe prevedere ciò che ci attende ed intervenire ora copiosamente per non trovarsi impreparato all’Appuntamento con il Futuro. Anche con l’Ideazione e lo Sviluppo di nuove forme di mobilità, possiamo creare nuovi Lavori per il futuro e le basi per la prosperità dei nostri figli e nipoti. Si auspica dunque che questa pandemia venga “sfruttata” per investire delle risorse ingenti sulla mobilità del futuro e sensibilizzare i cittadini ad un cambio di mentalità e prospettive.