Il nuovo governo si è trovato catapultato nel fronteggiare i ritardi nell’implementazione dei piani Bul Aree bianche, Aree grigie (Pano Italia ad 1 Giga) e Italia 5G (Piano densificazione) e per certi versi fortemente influenzato da quanto sostenuto nel periodo pre-elettorale con l’ormai noto progetto Minerva..
Di Massimo Comito
I fatti ci dicono che, prima dell’impasse realizzativo causato dall’ennesima ripresa delle discussioni sulla rete unica (coinciso temporalmente col cambio degli azionisti di Open Fiber e la conseguente sostituzione dell’amministratore delegato), dai più recenti rincari di energia e materie prime e dalla carenza di manodopera ed attrezzature, la concorrenza, fra Tim e l’operatore wholesale only, nella costruzione delle infrastrutture in fibra ha senza dubbio aiutato l’Italia a scalare la classifica europea della copertura Ftth.
Il progetto Minerva ha come obiettivo quello di realizzare una rete unica, wholesale only, a controllo pubblico perché ciò servirebbe, secondo il nuovo esecutivo, a velocizzare la copertura Ftth senza lasciare indietro nessun’area geografica del paese. Una conseguenza auspicabile ma purtroppo tutta da dimostrare soprattutto perché al mondo non c’è alcun confronto da poter invocare se non ciò che è avvenuto in Australia ormai da molti anni e dove i risultati non sono proprio confortanti.
È importante evidenziare che il punto di arrivo del progetto Minerva dovrebbe passare per un OPA di Cdp su Tim che dovrebbe comportare la vendita successiva al miglior offerente di servizi e clienti (per scongiurare la cosiddetta “integrazione verticale” invisa all’Europa) e di porzioni di rete (quanto vaste non è dato sapere perché i dati non sono pubblici) in sovrapposizione fra la Netco (Telecom Italia) ed Open Fiber per evitare la creazione di un nuovo monopolio nell’infrastruttura che l’Europa non può avallare.
Non entro nel merito di argomenti di finanza pubblica e privata (Opa totalitaria o meno, delisting, consolidamento del debito, ecc.) ma a naso il progetto non è di semplice realizzazione e soprattutto non si ha certezza sul raggiungimento dell’obiettivo primario di Minerva che deve essere caro al Governo: creare un rete unica, wholesale only, pubblica che chiuda in un tempo il più breve possibile il digital divide del paese ma con l’ostacolo di una situazione di conconcorrenza infrastrutturale limitata che certamente non aiuterebbe perché non ha mai aiutato da nessuna parte.
La domanda allora è: e se Cdp cedesse la propria partecipazione in Open Fiber rafforzando quella nella sola Tim, così com’è oggi con tutte le aziende satelliti, affiancando azionisti privati (ben contenti) nella compagine azionaria e mantenendo la concorrenza, vitale per la realizzazione veloce di infrastrutture di qualità e che l’Europa apprezza? La vendita della propria partecipazione in Open Fiber, stand alone e completa in tutte le sue parti di rete senza occuparsi delle sovrapposizioni di copertura con Netco, sarebbe forse un possibile ritocco al progetto Minerva, almeno così come lo conosciamo e per cui la discussione su come realizzarlo sembra ancora in alto mare.
Ritengo che i vantaggi potrebbero essere molteplici e la semplificazione che ne deriverebbe potrebbe facilitare la risoluzione di una complicatissima situazione che Governo, azionisti, lavoratori e sindacati stanno affrontando da anni sul tema con l’attenzione della Commissione Europea da cui è impossibile prescindere.
Così facendo, sarebbe possibile mantenere nell’alveo pubblico, come avviene in diversi paesi europei fra cui Francia e Germania, le infrastrutture dell’incumbent di cui trattiamo e che comprendono non solo la rete primaria e secondaria di Tim ma anche strutture e servizi strategici quali il cloud, il traffico sui cavi sottomarini, la cybersicurezza, l’IoT ed il 5G e sempre nel rispetto di una sana concorrenza che in Europa ha portato benefici enormi ai cittadini.
Senza dimenticare che inoltre Open Fiber opera come concessionaria dello Stato delle porzioni di rete in corso di realizzazione attraverso il piano Bul (Aree bianche) e deve realizzare sotto il controllo di Infratel (la società in-house del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, attuatore dei piani banda larga e ultra larga del Governo) le porzioni di rete relative a 8 lotti su 15 del piano Aree grigie.
Una soluzione che rafforzerebbe Tim dal punto di vista patrimoniale, renderebbe meno onerosa e complicata per Cdp un eventuale Opa e minimizzerebbe i necessari remedies eventualmente richiesti dall’Europa di non semplicissima attuazione.