La Sostenibilità Sociale è forse il tema più importante meno attenzionato che attualmente dobbiamo affrontare sia a livello aziendale, in quanto terza gamba del modello ESG, ma soprattutto a livello Paese ed ancor più come comunità europea.
Di Nereo Mariotto
Se possiamo dire che, il tema della sostenibilità ambientale, sia stato profondamente trattato a tutti i livelli: in ambito comunitario, in ambito nazionale ed ora anche a livello corporate, altrettanto sembra non esser evidente per l’aspetto sociale.
Sono infatti presenti diversi programmi scaturiti da una identificazione di cosa riteniamo sia “necessario” fare per raggiungere un modello di sostenibilità ambientale e questo perché, a livello istituzionale, si è recepita una forte pressione che segnalava come gli attuali sistemi non potessero esser in futuro sostenibili.
Per l’ambito sociale invece questo non sembra esser avvenuto o, quantomeno, non a livello così forte e mediatico eppure, i temi sul piatto attualmente, sono di pari livello se pensiamo che ci troviamo in un incrocio che può portare a molteplici forme di società futura totalmente diverse tra loro.
L’attuale panorama che vede l’esplosione dell’automazione (con relativi pregi e difetti), e dei dati (più o meno pervasivi) ci pone di fronte a scelte su cosa desideriamo sia la Società del futuro, scelte che altri Paesi più tecnologici come Singapore e, più recentemente la Cina, hanno affrontato ognuno a suo modo.
Uno scenario già in parte ipotizzato da sociologi del secolo scorso che vedevano nell’automazione un punto di svolta della società ipotizzando come, un calo dei posti di lavoro, comportasse per forza di cose una revisione complessiva del sistema economico e sociale al quale si aggiunge l’aspetto dei dati, dell’IoT e delle Smart City all’epoca non conosciuti e che oggi diventano predominanti e pervasivi in tutti gli ambiti della vita sociale.
Ci troviamo quindi di fronte a tre possibili scenari principali quali: il transumanesimo tecnocratico, una sudditanza digitale ed un nuovo illuminismo e, scegliere uno piuttosto dell’altro è esclusivamente una questione di equilibrio tra peso della tecnologia, grado di controllo e diritto dell’essere umano.
Ad esempio: in presenza di un elevata diffusione di tecnologia abbinata ed un elevato controllo delle persone e del territorio con bassa attenzione ai diritti umani si può cadere in quello che può esser descritto transumanesimo tecnocratico dove, la tecnologia, serve per implementare la razza umana stessa e quindi viene integrata nell’individuo a tutti i livelli. Va da se che, chi avrà mezzi finanziari migliori, potrà implementarsi più di chi non dispone di tali mezzi il che porterebbe ad un accentuarsi delle diversità sociali.
Un livello di tecnologia più contenuto, con elevato controllo sulla popolazione ed una attenzione ai diritti umani intesi come collettività e non come individualità potrebbe portare ad una sorta di sudditanza digitale dove, l’essere umano, si deve attenere a delle regole prestabilite ed è monitorato e controllato in ogni suo movimento andando ad identificare quelle che sono le “inadempienze” che andranno ad incidere sulla reputazione dell’individuo. In tale contesto, prioritaria importanza è ricoperta da scelte quali: chi definisce le regole?, come possono esser variate?, che limiti è giusto inserire? Temi talmente rilevanti che, a seconda dei pesi e delle scelte, possono trasformare una società fondata sul rispetto del bene comune in una società controllata da un regime totalitario quando le regole possono riguardare chiunque ma esser decise solamente da un organo preposto che, a quel punto, potrebbe escludere autonomamente intere linee di pensiero dal resto della società.
Scelte quindi di estrema importanza forse al pari se non più dell’aspetto economico e della sostenibilità ecologica in quanto, sopravvivere come “terminali di sistema” potrebbe togliere buona parte del senso stesso della vita.
Questo il tema! Questa la sua importanza che sembra appunto esser poco attenzionata rispetto al reale impatto per tutta la popolazione che ne “subirà” le scelte.
Il primo problema da affrontare è il Chi!
Chi può effettuare scelte così importanti che riguardano tutti gli abitanti presenti e futuri?
Può essere la sola espressione della Politica?
Appare abbastanza evidente che, un singolo organo non potrebbe esser chiamato ad effettuare in autonomia quelle scelte, non fosse altro perché, anche involontariamente, potrebbe distribuire il potere in modo non bilanciato attenzionando aspetti più attinenti alla propria sfera operativa quando, nella realtà, quelle scelte andranno ad influenzare anche aspetti decisamente lontani. Nella peggiore delle ipotesi, si potrebbe vedere un governo, formato da una maggioranza contingente, impegnato ad imporre regole che riflettano esclusivamente i propri principi ed ideali con il rischio che, a passaggi elettorali successivi, vi siano continui stravolgimenti delle regole.
Alcuni paesi, hanno affrontato in modo asettico questo problema.
Singapore, che sul tema è una sorta di laboratorio mondiale, ha avviato nel 2015 una forma di governo chiamata “Smart Nation” o “Governo dell’algoritmo” in cui non si sono fermati a disseminare sensori in ogni ambito civile e privato ma hanno iniziato ad utilizzare i dati fornendoli ad una Intelligenza Artificiale in grado di identificare le “necessità” della maggior parte dei cittadini e produrre leggi idonee al soddisfacimento di tali bisogni.
Modelli di società che, se sotto un punto di vista focalizzato sull’efficienza, potrebbero esser senza alcuna ombra di dubbio un progresso notevole ma che potrebbe portare a problemi anche rilevanti a seconda di chi abbia scritto l’algoritmo, che obiettivi siano stati identificati per scriverlo e che livello minimo di accettazione ed inclusione si sia deciso di garantire alla popolazione. In Cina, ad esempio, sistemi di controllo pervasivo attuati in alcune città “campione”, hanno fatto registrare segnalazioni di quasi totale esclusione sociale al verificarsi di determinate condizioni.
Questo è il punto focale: che società intendiamo essere nel futuro?
Una società che se sbagli vieni escluso totalmente? E se si, hai la possibilità di esser “reintegrato”?
Una società dove, se non ti allinei con il governo, puoi esser estromesso?
Oppure una società che, se individua alcuni comportamenti anomali, aiuta le persone a correggersi con maggiore inclusione ma che è disposta anche ad accettare le differenze proprie di ogni individualità quando esse non si manifestino con forme di violenza?
Questi sono temi estremamente importanti e, per questo, meriterebbero una sorta di nuova assemblea costituente che, partendo dall’attuale costituzione, inizi un percorso di definizione del modello di società futura di diritti dell’individualità, dei diritti della collettività ed obiettivi di uno Sviluppo Sociale realmente Sostenibile. Una assemblea costituente formata sì dalla politica ma anche e soprattutto dalla cultura, da sociologi, da psicologi, da persone che esaminino i problemi dal punto di vista umano e non del mero interesse collettivo. Persone che possano dire che, se è pur vero che un comportamento non è appropriato, ci debba essere un limite a ciò che quel comportamento, magari di poco conto, possa influenzare. Persone che ricordino a tutti come, l’essere umano, non debba mai e poi mai esser emarginato per le sue diversità, per le sue scelte sul proprio corpo o per le sue idee se manifestate in forma civile. Persone che proteggano il pluralismo di pensiero che, in fin dei conti, è il motore del progresso del ragionamento e dell’essenza dell’essere umano rimuovendo il rischio di “congelare” la razza umana in canoni attuali senza possibilità che essi possano esser cambiati, inibendo quindi l’evoluzione stessa dell’essere umano.
In chiusura una riflessione: Quale sarebbe probabilmente la scelta peggiore che potremmo effettuare?
Con buona probabilità, escludendo regimi despoti che imponessero il loro unico pensiero, la scelta peggiore sarebbe quella di non scegliere ed iniziare ad inserire pezzi più o meno pervasivi senza aver stabilito “paletti” e “limiti di utilizzo”. Iniziare ad inserire metodi di controllo pervasivo, sistemi di esclusione sociale, raccolta pervasiva dei dati senza definire chi e come questi possano esser raccolti ed utilizzati e con quali limitazioni. La scelta peggiore sarebbe quindi molto simile all’attuale dove vengono raccolti miliardi di dati, iniziano ad apparire sistemi di controllo e si è iniziato a limitare alcune libertà fondamentali che prima erano diritto inviolabile dell’individuo.
Questa quindi potrebbe esser la situazione peggiore e, per tale ragione, la Sostenibilità Sociale è, come detto in precedenza, il problema più rilevante e meno attenzionato che attualmente dovremmo affrontare.