L’importanza dei beni comuni digitali nell’Italia post COVID-19
Nella giornata tipo di ognuno di noi il digitale permea una quota sempre maggiore del nostro tempo, e il lockdown nel quale siamo stati immersi durante l’emergenza COVID-19 ha fatto balzare il consumo di servizi digitali per rimanere connessi agli affetti, al lavoro e per colmare il tempo libero che si è venuto a creare. Oltre ad essere utenti a volte passivi del digitale ne siamo spesso parte attiva producendo, volutamente o inavvertitamente dati e informazioni. Come comunità dovremmo porci il problema dell’utilizzo che di questi dati viene fatto, e soprattutto di non disperderne il loro patrimonio informativo, in mille rivoli. Dobbiamo riciclarli in un processo di valorizzazione circolare in modo da usarli per comprendere meglio i fenomeni sociali, della salute, dei trasporti, dell’educazione, del lavoro e di qualunque altro settore. I dati e la conoscenza che se ne trae possono aiutarci ad affrontare con maggior consapevolezza le sfide che abbiamo davanti e come mai prima d’ora, è importante che la conoscenza che produciamo come comunità sia restituita integralmente indietro e messa a disposizione di tutti. I dati sono oggi beni comuni alla stessa stregua di quanto lo sono l’acqua o l’aria che respiriamo e sarebbe un grave errore usarli solo per il bene di alcuni e non per quello di tutti.