Gli obiettivi di sviluppo sostenibile costituiscono il quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile globale. Dal 2016 l’Agenda 2030 è il quadro di riferimento globale per affrontare a livello nazionale e internazionale le grandi sfide del pianeta. Da quest’anno scatta “l’ultimo miglio”, dieci anni cruciali per convertire lo sviluppo su basi di solido sviluppo socioeconomico sostenibile.
Di Roberto Russo
C’è un obiettivo, il 17, l’ultimo di quelli fissati dalla Nazioni Unite che è particolarmente strategico e pertanto su questo vale la pena soffermarsi.
L’obiettivo affronta tra le altre due questioni cruciali, la prima economica la seconda a forte valenza democratica:
Per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile è necessaria un’ampia base finanziaria, che supera l’entità dei fondi messi a disposizione dall’aiuto pubblico allo sviluppo.
Oltre a mezzi pubblici e privati, anche l’azione politica è fondamentale se si vogliono ottenere risultati in questo ambito. Nel luglio 2015 la comunità internazionale ha trovato un accordo in merito a un nuovo quadro di riferimento per il finanziamento e la realizzazione di uno sviluppo sostenibile: il Piano d’azione di Addis Abeba.
Nell’obiettivo 17 i Paesi più sviluppati ribadiscono l’assenso a destinare lo 0,7 per cento del loro prodotto interno lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo. Per ridurre la dipendenza dal sostegno estero dovrà essere rafforzata la mobilitazione di risorse locali.
La collaborazione internazionale nei settori della scienza, della tecnologia e dell’innovazione dovrà essere potenziata e dovrà essere incentivato un sistema multilaterale di scambi commerciali improntato all’equità. Inoltre, dovranno essere promosse la stabilità macroeconomica e la coerenza politica a favore dello sviluppo sostenibile.
Per realizzare compiutamente l’Agenda 2030 occorre rafforzzare la cooperazione e la partnership che possono determinarsi solo adottando politiche e creando strumenti dedicati a favorire, l’Informazione, comunicazione ambientale e partecipazione.
Il tema della partecipazione, dell’accesso all’informazione e della comunicazione ambientale ai fini di una buona governance rappresenta un riferimento sempre più presente nel quadro normativo e programmatico comunitario, internazionale e nazionale sullo sviluppo sostenibile.
Il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini e dei diversi attori della società è fondamentale per migliorare la qualità delle politiche pubbliche e i processi decisionali, integrando gli apporti dei cittadini nella definizione delle stesse.
Esso si colloca nel più generale quadro delle trasformazioni della politica democratica, poiché rappresenta la risposta delle istituzioni – in questo contesto delle amministrazioni – alla crescente domanda di trasparenza sull’operato pubblico.
Intensificare la partnership globale per lo Sviluppo Sostenibile, coadiuvata da collaborazioni plurilaterali che sviluppano e condividono la conoscenza, le competenze, le risorse tecnologiche e finanziarie, per raggiungere gli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in tutti i paesi, specialmente in quelli emergenti
Incoraggiare e promuovere partnership efficaci nel settore pubblico, tra pubblico e privato e nella società civile basandosi sull’esperienza delle partnership e sulla loro capacità di trovare risorse e risposte conseguenti.
I temi dell’informazione e della partecipazione dovrebbero quindi costituire uno degli argomenti centrali del dibattito comunitario e nazionale sulla governance.
”La qualità, la pertinenza e l’efficacia delle politiche dipendono dall’ampia partecipazione che si saprà assicurare lungo tutto il loro percorso, dalla prima elaborazione all’esecuzione. Con una maggiore partecipazione sarà possibile aumentare la fiducia nel risultato finale e nelle istituzioni da cui emanano tali politiche” (COM/2001/0428 def.).
La capacità di apertura delle istituzioni pubbliche, di rendere trasparenti i processi decisionali innescando meccanismi di coinvolgimento dei cittadini e dei diversi attori della società civile è alla base del nuovo modo di concepire l’azione pubblica e riflette lo scenario diverso in cui oggi si guarda al processo di elaborazione delle politiche, improntato appunto a quei principi di trasparenza, apertura, partecipazione, che definiscono la buona governance.
Lo sviluppo di questi temi e la loro pratica realizzazione può collocarsi all’interno del più ampio processo di evoluzione dal concetto di government a quello di governance, in risposta ad un deficit attuativo delle politiche pubbliche, che ha lasciato emergere la necessità di innovazione dei modelli di governo e di riforma delle Pubbliche Amministrazioni.
Affrontare questi temi significa toccare diversi argomenti sotto diversi profili, dall’evoluzione del rapporto tra amministrazioni e cittadini, al miglioramento della qualità delle politiche pubbliche, al rafforzamento della cittadinanza, alla coesione sociale, allo sviluppo sostenibile.
E’ in questo ultimo ambito che l’informazione e la partecipazione rivestono particolare rilevanza, poiché riguardano l’ambiente, e toccano quindi uno dei diritti principali dell’individuo, il diritto alla salute e ad un ambiente sano e, in definitiva, ad una migliore qualità della vita.
L’accresciuta sensibilità intorno ai temi ambientali ha prodotto nel tempo una consistente domanda sociale di informazione.
Tematiche quali i rifiuti, i consumi energetici, l’inquinamento atmosferico, la mobilità, la qualità delle acque, e le questioni che riguardano la governance urbana investono la vita quotidiana dei cittadini e, per affrontare in maniera efficace i problemi ad essi collegati, i governi e le amministrazioni, soprattutto a livello locale, debbono informare e coinvolgere la collettività nelle decisioni:
– La partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di trasformazione non deve intendersi solo un’opzione politica o culturale, ma una componente essenziale dei processi di trasformazione territoriale finalizzati alla qualità, alla trasparenza e alla coesione sociale, partendo dal principio che il territorio trova la sua piena essenza negli abitanti che lo popolano -.
L’importanza crescente dell’informazione ambientale e, in una dimensione più ampia, della partecipazione, si lega a diversi fattori strettamente collegati tra loro e riconducibili in varia misura, oltre che alla complessità poste dalle questioni che riguardano l’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo, ai mutamenti del quadro istituzionale:
- evoluzione del quadro istituzionale: sviluppo della normativa ambientale che obbliga gli stati e le amministrazioni locali a conoscere, monitorare e diffondere informazioni sullo stato dell’ambiente
- accresciuta sensibilità dei cittadini intorno ai temi ambientali (legata ad una maggiore possibilità di informazione, a sua volta dovuta ad un aumento delle notizie relative a questi argomenti, sebbene perlopiù legate a situazioni di emergenza).
- necessità di conoscenza per la definizione delle politiche ambientali
- necessità di conoscenza per la pianificazione e la valutazione degli interventi
- necessità di coinvolgimento dei cittadini e dei diversi soggetti sul territorio per orientare scelte e comportamenti finalizzati ad un minor impatto
L’informazione aumenta la trasparenza dell’amministrazione e le conferisce maggiori responsabilità, ma soprattutto, supporta e migliora la qualità dei processi decisionali.
In tal senso, la realizzazione di attività di reporting, nelle sue diverse tipologie tematiche – report ambientale, di sostenibilità, partecipativo, sociale – diventa una modalità concreta per rendere conto ai cittadini dei risultati delle politiche perseguite e metterli in condizione di valutare le prestazioni delle amministrazioni rispetto a quanto promesso.
Inoltre, contribuisce alla gestione dei conflitti ambientali, aumenta la coesione sociale e il senso di appartenenza alla comunità.
Il contesto internazionale
Una tappa decisiva per l’affermazione e la diffusione a livello internazionale del tema del coinvolgimento e della partecipazione della società civile alle decisioni che riguardano l’ambiente è rappresentata dalla “Conferenza ONU su “Ambiente e Sviluppo” tenutasi nel 1992.
Il documento più importante e ancor oggi punto di riferimento in tal senso emerso da questo incontro, che vide la partecipazione di più di 170 governi ed altri attori istituzionali ed economici provenienti da tutto il mondo, è l’Agenda 21, strumento volontario sottoscritto da molti paesi e contenente una serie di impegni, nel quale un capitolo intero è dedicato al ruolo delle amministrazioni locali per adottare decisioni orientate ad obiettivi di sviluppo sostenibile prevedendo –aspetto fondamentale -la partecipazione dei diversi attori della società civile e quindi favorendo la migliore diffusione dell’informazione sui temi ambientali.
A livello internazionale, nel ’98 è emanata la Convenzione UN/ECE sull’accesso alle informazioni, la partecipazione pubblica ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, (Convenzione di Aarhus) che sancisce, a livello internazionale, il diritto all’informazione ambientale, ma soprattutto estende tale diritto alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alla giustizia in materia ambientale.
Si tratta di un documento fondamentale per la sua portata e di un vero strumento di democrazia ambientale.
Il quadro comunitario: evoluzione del tema nella legislazione e nelle strategie
In Europa, il processo che ha assegnato all’informazione ambientale e successivamente, ampliando la portata, un ruolo sempre più strategico per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, comincia all’inizio degli Anni ’90.
Il Trattato di Maastricht del 1990 può essere considerato la prima tappa di tale processo: nell’Atto finale esso pone come obiettivo all’Unione europea la promozione di uno sviluppo sostenibile, affermando il diritto di accesso del pubblico alle informazioni di cui dispongono le istituzioni.
A partire da tale documento, il quadro normativo e programmatico comunitario in materia ambientale ha conosciuto un crescente sviluppo, con l’obiettivo di orientare le politiche degli stati membri verso l’integrazione dell’ambiente.
In questa evoluzione, esso ha sottolineato sempre di più l’obbligo, ma anche la necessità per gli Stati membri e le amministrazioni ai vari livelli, in particolare quelle locali, di sviluppare adeguate politiche e strategie d’informazione, affinché i cittadini possano avere le informazioni necessarie sulle tematiche ambientali.
Il primo riferimento normativo in tale direzione è la Direttiva CE 90/313, la prima direttiva a livello europeo sulla libertà di accesso all’informazione ambientale per il pubblico, che afferma per la prima volta l’importanza di garantire l’accesso a tutte le informazioni in materia di ambiente in possesso degli Stati membri.
L’Unione Europea è tra le prime a recepire i principi affermati in tale occasione emanando nel ’95 le “Linee guida sull’accesso all’informazione ambientale e la partecipazione pubblica ai processi decisionali in materia ambientale”, tra i primi strumenti di lavoro per orientarsi nella complessa attività di informazione al pubblico.
Il V Programma di Azione Ambientale Comunitario, che ha dato l’avvio ai principali provvedimenti legislativi e di politica settoriale in Europa, sottolinea il ruolo dell’informazione ambientale, al punto che, in occasione della sua revisione, questo aspetto viene ribadito come prioritario.
In esso l’Unione Europea sottolinea l’impegno a lavorare con particolare attenzione ad alcuni aspetti, quali la sensibilizzazione del pubblico ai temi ambientali, attraverso” accesso più agevole alle informazioni, integrazione del concetto di sviluppo sostenibile nei programmi comunitari di istruzione e formazione, valutazione e divulgazione dei risultati della politica comunitaria; approfondimento della cooperazione internazionale…”, ma anche il miglioramento della qualità e dell’efficacia delle informazioni ambientali prodotte, intendendo in questo senso tutta l’attività di reporting delle pubbliche amministrazioni (relazioni sullo stato dell’ambiente, basi dati, sistemi di contabilità ambientale).
Nel VI Programma, dal titolo” Ambiente 2010: il nostro futuro”, l’Unione Europea, nel prevedere una strategia integrata di interventi per la tutela dell’ambiente e della qualità della vita delle generazioni future, prescrive che le imprese e i consumatori siano coinvolti nella ricerca di soluzioni ambientali.
In tale direzione, il Programma sottolinea la necessità di stimolare la fornitura di informazioni sull’ambiente ai cittadini, insistendo sulla qualità e l’accessibilità dell’informazione delle amministrazioni, ma anche sulla responsabilizzazione dei cittadini nelle scelte e nei comportamenti quotidiani.
Anche al di là delle politiche ambientali, il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini si affermano con sempre maggiore evidenza come punti chiave e trasversali a tutte le politiche.
Più di recente, il dibattito sul ruolo della comunicazione e della partecipazione è entrato con forza all’interno del più ampio dibattito sul rafforzamento della cittadinanza europea e sulla necessità di avvicinare i cittadini alle istituzioni comunitarie in un processo sempre più sistematico di coinvolgimento nelle politiche che riguardano aspetti della vita quotidiana (ambiente, salute, mobilità sostenibile, governabilità urbana), dando anche vita a diverse iniziative e documenti volti a promuovere ed incentivare azioni in tale direzione.
Ultimi atti di questo processo sono il Libro Bianco sulle Politiche di Comunicazione, che evidenzia il ruolo fondamentale dei governi locali nel rafforzare la comunicazione con i cittadini e il Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito che rappresenta il contributo al periodo di riflessione sul futuro dell’Europa nell’ambito del dibattito sulla nuova Costituzione (le Rappresentanze in Italia della Commissione hanno individuato quattro “emergenze” sulle quali concentrare il dialogo con i cittadini, tra cui compare anche lo sviluppo sostenibile).
Per far fronte alle sfide ambientali odierne è necessario superare il mero approccio legislativo ed assumere un approccio strategico, che dovrà affidarsi a vari strumenti per influenzare il processo decisionale negli ambienti imprenditoriale, politico, dei consumatori e dei cittadini. Per coinvolgere i cittadini e modificarne il comportamento occorrerebbe:
- consentire ai cittadini di confrontare e migliorare il proprio comportamento ecologico;
- migliorare l’accessibilità e la qualità delle informazioni sull’ambiente fornite ai cittadini.
Per tener conto dell’ambiente nella gestione e nell’assetto del territorio occorrerebbe:
- sottolineare con pubblicazioni e analisi l’importanza dell’integrazione dell’ambiente nella gestione e nell’assetto del territorio;
- divulgare le buone prassi e promuovere gli scambi di esperienze sulla pianificazione sostenibile, compresa quella delle zone urbane;
- integrare la pianificazione sostenibile nella politica regionale comunitaria;
- promuovere le misure agroambientali in seno alla politica agricola comune;
- realizzare un partenariato per una gestione sostenibile del turismo.