L’ecosistema italiano del fintech in attesa del sandbox

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La parola “sandbox” o recinto di sabbia in italiano, indica anche una regolamentazione che permetterebbe alle imprese fintech di crescere e aiutare le PMI.

Di Fabrizio Villani, Cofounder & Head of Growth di Fintastico.com  

Che cos’è e come funziona il Sandbox

Il termine Sandbox significa letteralmente “recinto di sabbia”, un piccolo spazio dove i bambini possono giocare e sperimentare in un ambiente controllato. È un termine usato anche in ambiente informatico per indicare un “ambiente di test” dove gli sviluppatori possono eseguire software in un’area ristretta del sistema operativo, controllando e impostando le risorse che possono essere utilizzate durante un processo.

Qui di seguito farò riferimento al sandbox prendendo in considerazione il punto di vista finanziario.

Sulla base di questo semplice concetto, molti Paesi in giro per il mondo (in primis Regno Unito e Singapore) stanno mettendo a disposizione delle imprese fintech la possibilità di lanciare sul mercato il proprio prodotto e servizio, stando a stretto contatto con un organo di controllo o un’autorità di vigilanza, nel caso Italiano stiamo parlando di Consob o Banca d’Italia. In questo modo, si mette l’intero sistema economico nelle condizioni di effettuare quella cosiddetta fintegration di cui, in precedenza, si è già parlato.

La Legge 58/2019 ha convertito con modificazioni il decreto legge 30 aprile 2019, n. 34 (c.d. “Decreto Crescita”), ha previsto l’introduzione del concetto generale di sandbox, demandando al regolamento del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), dopo aver sentito anche il parere di Banca d’Italia, Consob e IVASS le modalità per implementarla.

Ad oggi non si hanno ancora notizie di possibili sviluppi in questo senso, il rischio è che i tempi si dilatino ulteriormente, causa COVID, impedendo di adottare questa regolamentazione che permetterebbe, finalmente, alla finanza alternativa di crescere e prosperare anche nel nostro Paese.

I benefici del Sandbox

I benefici, ovviamente, non sarebbero solo per le imprese fintech ma anche e soprattutto per i consumatori e le PMI che potrebbero trovare nell’offerta dei prodotti e servizi delle imprese fintech, degli elementi complementari, parzialmente alternativi o completamente alternativi rispetto all’offerta delle istituzioni finanziarie tradizionali, troppo spesso in affanno e ritardo rispetto alla digitalizzazione dei processi interni ed esterni e alla fornitura di una esperienza d’uso facile e rapida.

L’erogazione di prestiti e finanziamenti attraverso il canale fintech avviene nel giro di massimo 72 ore, attraverso i canali tradizionali i tempi sono decisamente maggiori.  

Oltre ai possibili impatti positivi dal punto di vista dell’economia reale, si parla anche di creazione di posti di lavoro e attrazione degli investimenti.

Secondo l’ultimo rapporto di PwC sul fintech, giunto ormai alla sua terza edizione, attualmente ci sono in Italia 278 imprese fintech, 49 in più rispetto alla precedente edizione. Il 73% ha un numero di dipendenti tra 2 e 10, il 20% tra 11 e 50, un 6% tra 50 e 100 e il restante 1% ha più di 100 dipendenti. Se l’Italia accelerasse sul fronte regolamentare, si potrebbero creare non meno di 5.000 nuovi posti di lavoro e attrarre nuovi investimenti.

In caso contrario, ovvero in un periodo di molta insicurezza, non solo dal punto di vista regolamentare, gli imprenditori e i talenti potrebbero decidere di continuare un’emigrazione rispetto a Paesi e aree geografiche più “business friendly” e agili nel fornire alle fintech il giusto ambiente per poter sviluppare a pieno le loro soluzioni.

L’ammissione a un ambiente protetto come Sandbox in altri Paesi è una garanzia di successo, gli investimenti che le imprese ricevono aumentano notevolmente. Oltre a un ritorno in termini di visibilità e pubblicità, la crescita sul mercato e la proiezione del progetto.

Molto spesso le imprese fintech, smettono di scommettere sull’innovazione finanziaria e tecnologica perché ci sono molte restrizioni per realizzarle, il vantaggio di adottare Sandbox è che consentirebbe ai regolatori di generare regolamenti e normative che si adattano alle idee delle aziende, che altrimenti non potrebbero esistere o continuare la loro attività.

I regolatori e gli organismi di controllo, hanno la possibilità di dialogare con Assofintech e Italian Insurtech Association, che sono rispettivamente l’associazione di riferimento in Italia per quanto riguarda gli attori del settore bancario e finanziario e gli attori della filiera assicurativa che intendono innovare e sviluppare nuovi prodotti e servizi per i loro clienti. 

La collaborazione è un punto fondamentale. C’è bisogno di riunire tutti gli attori del settore e facilitare gli investimenti, in modo che sia le istituzioni finanziarie che il venture capital possano investire e collaborare con le startup.  Questo approccio, è già stato adottato in 27 paesi in tutto il mondo.

In Europa, sei Paesi hanno già avviato un’iniziativa di questo tipo: Danimarca, Polonia, Lituania, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito.

L’approccio sandbox all’innovazione della tecnofinanza è necessario, perché spesso per innovare è necessario applicare il principio del testing e dell’apprendimento.

Sandbox permette all’innovazione di avere un ruolo di primo piano nel nostro mercato ed è un approccio vantaggio perché i benefici dell’innovazione verrebbero trasmessi all’intera società e all’economia con il giusto grado di controllo e sicurezza necessari e che deve esistere per le diverse attività finanziarie regolamentate.

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