La formazione autofinanziata come volano della crescita dello human capital.
formazione autofinanziata

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L’emergenza COVID ha messo ancora più chiaramente in luce l’esigenza per il nostro paese di investire più massicciamente per la formazione professionale, possibilmente in via continuativa (life-long learning), alfine di rafforzare il capitale umano delle nostre organizzazioni di impresa come pure delle amministrazioni pubbliche. L’iscrizione ad un Fondo interprofessionale consente alle aziende di richiedere contributi per finanziare la formazione dei propri dipendenti senza maggiori oneri per l’impresa finanziando così senza maggiori oneri la formazione dei dipendenti.

di Vincenzo Laganà

L’emergenza COVID ha messo ancora più chiaramente in luce l’esigenza per il nostro paese di investire più massicciamente per la formazione professionale, possibilmente in via continuativa (life-long learning), alfine di rafforzare il capitale umano delle nostre organizzazioni di impresa come pure delle amministrazioni pubbliche.

Perché il percorso offerto dalla scuola e dall’Università è infatti sempre più limitato ad una formazione accademica di base, poco pratica e poco specialistica agli occhi delle aziende, vi è la necessità, per mezzo della formazione professionale, di realizzare dei percorsi formativi volti a qualificare persone per una specifica professione, che possa essere svolta con le adeguate conoscenze e competenze.

Essere professionisti nelle proprie organizzazioni significa proprio questo, essere preparati con tutte le nozioni teoriche e tecniche a svolgere un determinato mestiere. Conoscenze teoriche e competenze pratiche sono infatti i due elementi e concetti inscindibili e necessari ad acquisire una adeguata professionalità.

La formazione con i fondi interprofessionali

Lo strumento finanziario esiste già da tempo. Dal 1978 le imprese che hanno contratti di natura privata versano infatti tramite l’INPS – per i propri dipendenti a tempo determinato ed indeterminato e dirigenti inquadrati come dipendenti – una Indennità di disoccupazione involontaria (DS), totalmente a carico del datore di lavoro pari allo 0,30% del monte retributivo.

Dal 2003 i datori di lavoro possono inoltre chiedere all’INPS di trasferire l’80% dello 0.30% di esso ad un Fondo Interprofessionale. Il trasferimento dello 0.30% ad un Fondo non comporta nessun aggravio di costi per l’impresa. La legge 388 del 2000 (art.118), consente però alle imprese di destinare lo 0,30% del contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria alla formazione dei propri dipendenti se si iscrivono ad un Fondo paritetico interprofessionale. L’iscrizione ad un Fondo interprofessionale consente alle aziende di richiedere contributi per finanziare la formazione dei propri dipendenti senza maggiori oneri per l’impresa.

Le imprese che non aderiscono ad alcun Fondo continuano comunque a versare il contributo all’Inps. Le imprese che aderiscono ad un Fondo, invece, autorizzano l’Inps a versare l’80% dello 0,30% direttamente al Fondo, che lo utilizza per finanziare la loro formazione continua.

Come è evidente, l’importanza dei corsi di formazione risiede nella necessità di rispondere ad una domanda che nasce inizialmente all’interno delle aziende per finire al consumatore finale. Disporre di personale adeguatamente formato significa essere presenti sul mercato con una marcia in più ed esaudire le richieste degli utenti e delle aziende.

L’obiettivo della formazione professionale consiste appunto nella qualificazione delle persone per accrescere la loro professionalità. I Fondi interprofessionali promuovono e finanziano pertanto Piani formativi finalizzati all’acquisizione e allo sviluppo delle competenze professionali dei lavoratori.

Chi si affaccia a questa opportunità, si ribadisce, senza oneri per l’impresa, può accedere pertanto, attraverso strumenti di erogazione innovativi ed efficaci, a risorse per il finanziamento di piani formativi con l’obiettivo di aggiornare, qualificare e adeguare le competenze dei lavoratori dipendenti delle aziende aderenti.

Per garantire massima trasparenza e pari opportunità di accesso a tutte le imprese aderenti, i Fondi rendono di norma disponibili le risorse con specifici avvisi pubblici che definiscono le caratteristiche delle proposte, eventuali priorità settoriali, tempi e modalità di presentazione dei piani, distribuzione geografica delle risorse, tempistica sulla consegna delle proposte formative e che sono corredati da tutti gli allegati, ivi compresi i formulari e le indicazioni che consentono ai soggetti interessati di formulare il preventivo e di procedere alla successiva rendicontazione delle attività formative realizzate.

Possono aderire al fondo tutti i datori di lavoro, indipendentemente dal settore economico e dal comparto produttivo di appartenenza, che sono tenuti a versare all’INPS la quota dello 0,30% per i propri dipendenti (contributo obbligatorio DS per la disoccupazione involontaria).

Sono destinatari dei Piani Formativi i dipendenti (operai, impiegati, quadri) dei datori di lavoro pubblici o privati aderenti al Fondo, per i quali sussiste l’obbligo del contributo integrativo (0,30%) di cui all’art. 25 della Legge 845/78.

Sono inclusi i lavoratori stagionali, i lavoratori assunti con contratti di inserimento e di reinserimento, gli apprendisti, i lavoratori in mobilità, i lavoratori in C.I.G.O./C.I.G.S. e, in generale, tutti i lavoratori che si trovano in regime di “sostegno del reddito” ai sensi del D.lgs. 148/2015.

È inoltre possibile presentare Piani Formativi destinati esclusivamente alla formazione in ingresso di disoccupati o inoccupati che l’azienda aderente intende assumere con contratto a tempo indeterminato o determinato a conclusione dell’attività formativa.

In questo modo l’impresa può autofinanziare la formazione professionale dei dipendenti senza spendere nulla, mettendo a valore risorse che avrebbe dovuto comunque versare all’INPS.

Con l’introduzione della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASpI), istituita con la legge n. 92/2012, recante la riforma del mercato del lavoro, la possibilità di aderire ad un Fondo interprofessionale, limitatamente al personale assunto a tempo determinato, è stata estesa anche ai Comuni e alle Amministrazioni Pubbliche, destinando il prelievo obbligatorio dello 0,30% sulle buste paga (contributo che i Comuni e le Amministrazioni pubbliche versano già obbligatoriamente all’INPS a titolo di assicurazione contro la disoccupazione involontaria) e consentendo così di usufruire delle possibilità di finanziamento di Piani Formativi destinati al suddetto personale.

Dal momento in cui l’azienda aderisce ad un Fondo Paritetico Interprofessionale essa trasferisce lo 0.30% del contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria dall’INPS al Fondo, e può iniziare a richiedere finanziamenti per la formazione dei propri dipendenti senza costi aggiuntivi per l’azienda stessa.

Il ruolo degli enti di formazione in questo contesto è cruciale per fornire un servizio di orientamento per realizzare i programmi formativi; la formazione può̀ riguardare qualunque tematica interessi l’azienda e può̀ essere erogata secondo modalità̀ ritenute più̀ adeguate (aula, training on the job, affiancamento, seminari, FAD, ecc.).

L’impresa deve pertanto essere particolarmente attenta nella scelta del fondo al quale aderire privilegiando, più che la dimensione, le caratteristiche di snellezza operativa e specializzazione settoriale del fondo.

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